Proposta: togliamo il crocifisso dalle scuole

È diventato sicuramente un argomento spinoso che sembra riproporsi di continuo quello dell’esposizione del crocifisso nelle scuole, tanto da non riuscire a trovare un punto fermo sulla questione. Negli anni diverse sentenze si sono succedete quasi aggiungendo confusione invece che fare chiarezza: nel 2009 una sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo aveva sancito che “il crocifisso nelle aule era una violazione del diritto di educare secondo libertà di religione”, puntualmente ribaltata nel marzo 2011 dove in secondo grado la Corte sanciva l’impossibilità di stabilire l’influenza del crocifisso sugli alunni, non finendo però quella che, puntualmente in Italia, è diventata una polemica politica che supera i confini dell’argomento. Per dividere ancora gli italiani tra Guelfi e Ghibellini, laici contro democristiani, il tutto senza aggiungere molto all’argomento, anzi generando solo caos.

Un simbolo sotto bersaglio

Che sia la campagna “scrocifissiamo l’Italia” dell’Associazione atei e agnostici, o la protesta di un insegnante gay di
Trieste verso il Vaticano che discrimina gli omosessuali, sono ricorrenti le notizie di proteste verso la presenza del
crocifisso nelle aule scolastiche. Spesso però queste iniziative sembrano più portate a mediare un messaggio di pubblicità verso altre iniziative, pur sovente lodevoli, che a effettivamente portare alla rimozione del crocifisso dalle scuole. Come dimenticare le provocazioni di Adel Smith, dell’associazione Musulmani d’Italia, a inizio anni 2000, più un esempio di autopubblicità di cattivo gusto che una vera e propria campagna contro il crocifisso nelle scuole. Sembra che periodicamente attaccare polemica sul crocifisso nelle aule scolastiche sia l’inevitabile passaggio per avere qualche punto in più di esposizione mediatica, come avviene puntualmente sotto elezioni quando le scuole divengono seggio elettorale: è realistico pensare che, se presente, il crocifisso possa condizionare le scelte di voto degli italiani?

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Credenti e non credenti

Spesso è capitato di sentir parlare di senso di fastidio e imbarazzo di fronte alla visione del crocifisso. Ma onestamente, se il credente vede in questo simbolo il mistero della salvezza divina attraverso il sacrificio di Cristo, e
tanti non credenti vedono comunque un messaggio di amore universale, può un ateo essere disturbato dalla visione del
crocifisso? Il rischio come nel caso citato sopra è di utilizzarlo per un messaggio di propaganda politica, ma allora cosa
c’entra il crocifisso: che non è neanche esposto in tutte le scuole.

Tolleranza e rispetto

Per fare un punto finale sulla questione crocifisso, ci affidiamo al parere del Consiglio di Stato emesso nel 2006. Questo provvedimento ribadisce l’attuale validità delle norme regolamentari emesse durante il fascismo che imponevano di esporlo nelle aule scolastiche, e inoltre sancisce che senza sminuire la laicità dello Stato italiano, il crocifisso esprime valori civili di tolleranza e rispetto che sono parte fondante della nostra società.

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