Abolizione assegno di mantenimento dopo separazione

Dall’introduzione del divorzio in Italia fino al 10 maggio 2017 vi era una certezza: il coniuge economicamente più debole, nella maggior parte dei casi la moglie, deve percepire un assegno di mantenimento che le consenta di mantenere lo stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio. Dal maggio 2017 tutto cambia e ora l’assegno deve essere misurato sulla capacità di essere autosufficiente. (scarica la lettera divorzio)

Cambia la società e con essa il diritto all’assegno di mantenimento

Andando con ordine: nel tempo si è verificato spesso un paradosso, cioè il coniuge economicamente più forte si è trovato in situazione di forte difficoltà perché oberato dall’obbligo di versare assegni di mantenimento per figli e coniuge in modo che questi potessero godere dello stesso tenore di vita che vi era in costanza di matrimonio. La norma nasce in un periodo in cui spesso le donne non lavoravano e non sempre per loro volontà, si ritrovavano escluse dal mondo del lavoro perché nella società del tempo le famiglie non ritenevano importante lo studio per le figlie femmine e spesso i mariti non “consentivano” alle compagne di lavorare dovendosi loro dedicare alla famiglia. Con il tempo la società è mutata e oggi non vi sono particolari ostacoli all’inserimento nel mondo del lavoro e siccome il legislatore non ha provveduto a colmare questo cambiamento sociale ha provveduto la Corte di Cassazione e di conseguenza gli avvocati divorzisti nelle richieste devono adeguarsi.

La Corte di Cassazione cambia i parametri per avere l’assegno di mantenimento

La sentenza 11504 del 10 maggio 2017 della Corte di Cassazione ha stabilito che l’assegno di mantenimento in favore del coniuge economicamente più debole deve essere calcolato avendo come parametro di riferimento non il tenore di vita precedente, ma l’autosufficienza del coniuge beneficiario. È bene precisare che la sentenza si riferisce all’ipotesi in cui i coniugi vivano separatamente ormai da anni e non vi siano possibilità di riconciliazione. La Cassazione, inoltre, precisa che in seguito alla separazione potrà essere riconosciuto in favore del coniuge economicamente debole un assegno volto a coprire le spese di base, cioè il bisogno alimentare, ciò anche al fine di sollecitare il soggetto all’autoresponsabilità e a raggiungere la propria indipendenza economica. Questa importante modifica probabilmente aumenterà anche il ricorso alla separazione consensuale.

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Abolizione dell’assegno di mantenimento per il coniuge che può lavorare

In base alla sentenza se il coniuge ha un proprio reddito che lo renda economicamente indipendente, oppure sia potenzialmente in grado di essere economicamente indipendente e quindi avere buone possibilità di trovare un lavoro, non gli viene riconosciuto il diritto al mantenimento. Ciò vuol dire che lo stato di disoccupazione da solo non basta a far sorgere il diritto a ricevere l’assegno di mantenimento. La Cassazione va oltre affermando che il coniuge che, pur avendo la possibilità di trovare una buona occupazione (ad esempio in riferimento ai titoli di studio spendibili, età, zona in cui si trova) resta inerte e non cerca lavoro, può configurarsi un illecito arricchimento a danno dell’ex coniuge. Vengono, infine, meno tutte le comparazioni tra le posizioni economiche dei due coniugi. Insomma non deve per forza esserci equilibrio economico tra i due, viene abolito l’assegno di mantenimento anche se uno dei due coniugi guadagna molto meno dell’altro. L’importante è che vi sia autosufficienza economica, reale o potenziale.

Fattori economici che concorrono all’indipendenza economica

Deve sottolinearsi che l’indipendenza economica non fa riferimento solo allo stipendio, ma anche al patrimonio, infatti, per misurare questo valore si tengono in considerazione immobili di proprietà, rendite, investimenti, conti correnti. L’ex coniuge viene considerato alla stregua dei figli, infatti, anche questi hanno diritto al mantenimento solo fino a quando non sono economicamente autosufficienti e perdono questo diritto quando una volta maggiorenni non raggiungono l’indipendenza economica per loro colpa, ad esempio rifiutando opportunità di lavoro in linea con studi condotti e inclinazione. Deve infine essere sottolineato che questa pronuncia della Corte di Cassazione allinea l’ordinamento italiano a quello di altri Paesi europei, infatti in Germania è previsto l’assegno di mantenimento per un solo anno, in Olanda per tre anni, in Romania per un anno, ma solo nel caso in cui l’ex coniuge versi in gravi condizioni di salute. In Spagna l’assegno di mantenimento non c’è, è previsto solo una sorta di assegno alimentare per chi si trova in stato di indigenza.

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